La coerenza, questa sconosciuta

salvini di maio renzidi Nino Mallamaci* - Non c'è medicina per la malattia italiana per eccellenza: il trasformismo. Ora, senza sottacere dei passaggi degli ultimi anni che hanno condotto il Paese nelle condizioni attuali, protagonisti i vari Berlusconi, Napolitano, Letta, Bersani, D'Alema, Veltroni, Renzi, Vendola, Bossi, Salvini, Grillo, Di Maio, Conte e via di seguito, non ci si può esimere dal rilevare come, per l'ennesima volta, gli italiani e la classe politica da loro selezionata – non viene da Marte, com'è evidente – stiano compiendo l'ennesimo giro di valzer buono solo a inguaiare sempre di più l'Italia. In che altra maniera si possono leggere la svolta dell'ex comico e gli ammiccamenti di Renzi e dei suoi servetti nominati in Parlamento, se non come il tentativo di salvare le proprie truppe e il proprio potere? In tutto questo, nonostante le dichiarazioni ammantate di buone intenzioni – riduzione dei parlamentari, il bilancio da approvare, l'aumento dell'Iva da scongiurare, ecc. ecc. - , non c'è traccia del bene del popolo italiano. Oggi, Grillo se la prende coi nuovi barbari, gli stessi che fino a ieri lui e i suoi hanno sostenuto nello scrivere le pagine peggiori della democrazia italiana. Gli stessi ai quali i 5 stelle hanno sacrificato buona parte delle loro idee e dei loro principi, primo fra tutti quello che assicurava che mai nessuno sarebbe stato sottratto al giudizio della magistratura in virtù del proprio ruolo nel governo o nel parlamento. Nel contempo, i piddioti, i principali destinatari dei vaffa, i ladri, diventano interlocutori credibili, e per fare cosa? Per salvare l'Italia! Ma l'Italia è sempre quella, non è cambiata da quando, solo un anno e spicci fa, non si poteva provare a costruire una maggioranza col PD, o andare a nuove elezioni, come succede dappertutto quando il responso delle urne non traccia strade politiche praticabili. In questo, anche Mattarella, per altre vicende perfetto, ha la sua buona parte di responsabilità per aver consentito la formazione di un governo con alla guida un cavallo azzoppato ab initio, destinato, come si è visto, ad essere succube dei due vice presidenti del Consiglio.
E Renzi? Mai coi 5 stelle, tuonavano lui e i suoi devoti seguaci miracolati di un posto al sole. Lo stesso Renzi il quale, questo lo si dimentica troppo spesso, ha scientemente determinato, mediante apposita legge elettorale elaborata col suo padre politico Berlusconi, la situazione del dopo voto che ha favorito il nefasto incontro tra 5 stelle e lega. Ora tutto fa brodo per conservare il controllo del PD in parlamento, anche l'alleanza con gli odiati grillini e post grillini e oggi nuovamente, sembra, grillini duri e puri.

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Sia chiaro. Che Salvini, il quale reclama consapevolmente, per parlare ai nostalgici (di cosa? Del disastro?) pieni poteri, sia un pericolo per la democrazia, è un fatto, non una mera ipotesi. Che Salvini non possa decidere quando e come andare alle urne, ignorando che esistono ruoli e prerogative precisi e costituzionalmente definiti, anche ciò è certamente condivisibile. Ma ricorrere, per l'ennesima volta, a rimedi artificiosi, costruiti a tavolino, forzati, si potrebbe rivelare ancora più pernicioso. Non è già successo? Il disastro attuale non è forse figlio naturale delle scelte compiute non ieri o l'anno scorso, ma lungo almeno gli ultimi sei – sette anni, per non andare più indietro fino alle cadute di Prodi, la prima e la seconda volta? Pasticci su pasticci, dai governi tecnici alla campagna elettorale del 2013 ai governi Letta, Renzi, Gentiloni, allo stallo del PD dopo la sconfitta del 2018, alla indisponibilità di Renzi a un incontro coi 5 stelle. In questi anni, il centro sinistra e il PD hanno spianato la strada al populismo e all'autoritarismo in versione sovranista, non dedicandosi all'unico strumento in grado di fermare la deriva: l'elaborazione e l'attuazione di una vera, decisa, coerente, definita politica progressista e riformista, per intercettare il consenso delle fasce deboli della popolazione senza inseguire il moderatismo o peggio la destra vera e propria. Si è discusso tanto, negli ultimi tempi, di autonomia differenziata. Ebbene, su questo tema bisogna essere seri e non scordare che questa ipotesi da Robin Hood al contrario, per fortuna ancora non implementata, ha potuto essere resa realizzabile grazie (si fa per dire) alla riforma costituzionale del centrosinistra del 2001, approvata scimmiottando la lega ancora non italiana. E bisogna anche aggiungere che l'Emilia Romagna, guidata dalla sinistra, non avrebbe dovuto stare dalla stessa parte di Veneto e Lombardia col consenso del PD.
Questo è solo uno dei tanti esempi della sciagurata non – politica del centro sinistra, priva di proposte autonome in linea con la propria storia, lontana dalle necessità del popolo e quindi dal proprio elettorato di riferimento, scollata dalla realtà, e infine buona solo per catturare il cosiddetto voto delle ZTL.
E' il momento, perciò, di fare tesoro degli errori commessi. Di concentrarsi sulla strategia rifuggendo la tattica. Di evitare trucchetti dilatori e concentrarsi sulla formazione di un fronte democratico con un programma in grado di riavvicinare chi, a ragione, si è allontanato. Questo è l'unico modo per tentare di smorzare l'onda montante che appare, allo stato, inarrestabile. Per renderla veramente tale è sufficiente perseverare con le logiche e i comportamenti degli ultimi anni.

*Avvocato e scrittore