Estorsioni, bombe e droga: così i Cerra-Torcasio-Gualtieri tenevano sotto scacco Lamezia Terme

operazionecrisalide3Un clan dominante ed oppressivo che controllava tutto il territorio, tenendo sotto scacco una intera città ed una intera comunità. E' il ritratto della cosca Cerra-Torcaso-Gualtieri realizzato dagli inquirenti al termine dell'operazione "Crisalide 3" che ha visto 28 arresti su uomini appartenenti alle famiglie di 'ndrangheta di Lamezia Terme.

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"Abbiamo colpito una 'ndrangheta di serie A, che ha avuto anche stretti contatti con le cosche di San Luca" ha detto Nicola Gratteri nella conferenza stampa convocata nella Procura di Catanzaro per illustrare l'esito del blitz, che rappresenta l'appendice finale di altre operazioni messe in atto dalle forze dell'ordine contro le consorterie 'ndranghetiste attive nella Piana di Lamezia Terme.

Durante l'incontro con i giornalisti, gli inquirenti hanno delineato l'evoluzione della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, la sua contrapposizione con altri clan e la sua ascesa criminale, che ha portato l'organizzazione ad assicurarsi il monopolio delle attivita' illecite nel centro di Lamezia Terme.

Un monopolio che - come riportato dall'Agi - la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri cementava e fortificava con una asfissiante azione estorsiva ai danni di esercizi commerciali e imprese, tenuti sotto costante pressione e sotto la costante minaccia di attentati, che gli affiliati della cosca mettevano in atto a volte con mezzi eclatanti, ricorrendo spesso anche a bombe rudimentali e da guerra estremamente pericolose, assemblate anche grazie al lavoro di minorenni, utilizzati tra l'altro anche nel traffico di sostanze stupefacenti. A delineare la pericolosita' del clan, oltre a Gratteri, e' stato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che ha definito la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri "una cosca molto radicata, capace di restare in auge nonostante i vari blitz subiti, e infatti - ha spiegato - abbiamo accertato anche i costanti contatti che i vertici del sodalizio tenevano con gli affiliati anche dal carcere. Questa operazione - ha aggiunto il magistrato - si inserisce nella nostra costante azione di contrasto e conferma la necessita' di non abbassare la guardia sulla realta' di Lamezia Terme". Di "azione sinergia e di squadra" alla base del successo investigativo sotteso all'operazione "Crisalide 3" ha parlato il nuovo comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, il colonnello Antonio Montanaro, insediatosi pochi giorni fa nel capoluogo calabrese: "Questo blitz - ha proseguito Montanaro - si colloca nel solco del grande lavoro fatto mirabilmente in questi anni".

A sua volta, il tenente colonnello Giuseppe Carubia, comandante del Reparto operativo provinciale dei carabinieri, ha delineato le dinamiche cella cosca disarticolata con questa operazione che - ha spiegato - "praticamente ha completato il quadro organizzativo di questa organizzazione". Altri dettagli sono poi stati forniti dal comandante dei Carabinieri del gruppo di Lamezia Terme, il tenente colonnello Massimo Ribaudo: "La pericolosita' del clan Cerra-Torcasio-Gualtieri - ha riferito - si evince da tanti elementi, come a esempio il transito nelle fila di questa cosca di un esponente di spicco di un clan rivale, per il quale in passato aveva anche avuto il mandato di uccidere". All'incontro con i giornalisti ha partecipato anche il capitano Donato Pontassuglia, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Lamezia Terme.