Conte-bis, la Orrico (M5S) sottosegretario alla Cultura... Ma qui Cencelli non festeggerebbe: è l’ennesima prova che la Calabria conta ben poco

orrico annalaura sottosegretariodi Mario Meliadò - La notizia, per i calabresi almeno, è questa: su 63 caselle di Governo (21 ministri più 42 tra viceministri e sottosegretari: per "bontà" statistica non considereremo il presidente del Consiglio...), la Calabria ne occuperà esattamente una.
La giovanissima (compirà 39 anni il prossimo 29 dicembre) Anna Laura Orrico, deputata del Movimento Cinquestelle con una laurea in Scienze politiche in carniere, già nota come "fedelissima" di Pippo Callipo prima e poi come "anima" della sede cosentina di Talent Garden (definito da molti addetti ai lavori «la principale piattaforma europea per l'innovazione digitale e il coworking») è infatti il nuovo sottosegretario alla Cultura (per inciso, anche l'altra è una donna però è la responsabile nazionale Cultura del Partito democratico, Lorenza Bonaccorsi).
Di altro, neanche a parlarne: a nostro modesto avviso nulla di nuovo sotto il sole, solo l'ennesima prova che politicamente la Calabria conta ben poco.

Statisticamente, quest'esito – dopo quanto accaduto già col primo governo Conte, ma con una Lega "nordista" che in qualche modo – è un nuovo atemi, una di quelle mosse di judo capaci di uccidere chi si ha davanti.

Sì, la meridionalità... il meridionalismo, già...
Ma il punto, che non necessariamente rappresenta una novità assoluta (benché in tempi non remoti, con Marco Minniti, fosse di Reggio Calabria "addirittura" il ministro dell'Interno), è che una volta ancòra l'elettorato calabrese viene clamorosamente vituperato, sottostimato.

Se entriamo analiticamente nella faccenda, l'aspetto più serio è che – guardando per semplicità ai voti espressi per Montecitorio, nel collegio uninominale calabrese – sono serviti a ben poco i 406.684 suffragi raccolti da Cinquestelle (pari a un clamoroso 43,4%, del resto in una tornata elettorale in cui il M5S "esplose" in tutto il Sud), i 134.511 voti (ossia il 14,3% in termini percentuali) conquistati dal Partito democratico e i 26.722 andati a Leu (pari al 2,8%), ovvero 567.917 consensi complessivi per le tre forze che supportano l'attuale Esecutivo, rappresentano quasi il 2% (l'1,7 per cento, per essere precisi) del totale dei voti validi espressi in àmbito nazionale alle ultime Politiche (furono poco meno di 33 milioni di suffragi) e, sempre sul crinale facts&figures, il 2,2% dei suffragi complessivamente espressi per l'uninominale alla Camera dei deputati a favore delle tre forze politiche oggi al Governo il 4 marzo 2018: furono 18 milioni e 8.761, ossia 10 milioni e 732mila 66 voti per Cinquestelle, 6 milioni 161mila 896 consensi per il Pd, 1 milione 114mila 799 suffragi per Leu.
Tutto questo, però, ha "prodotto" giusto un sottosegretario alla Cultura (segmento, comunque, potenzialmente importantissimo per la nostra terra).

E che dire poi del raffronto col voto lucano? Sono stati sufficienti 210.030 voti (cioè 139.158 suffragi pentastellati, 50.653 dèm e 20.219 per Leu), ossia ben meno della metà dei suffragi espressi in Calabria per le tre forze di Governo, a consegnare alla squadra di Conte ben due ministri (il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro dell'Interno, il prefetto Luciana Lamorgese) e, adesso, anche due sottosegretari e in segmenti assolutamente più "pesanti" (allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi, deputata del Movimento Cinquestelle, e alle Infrastrutture il senatore piddino Salvatore Margiotta), un "poker" assurdo a fronte di un territorio da 562.869 abitanti in totale (la sola provincia di Cosenza ne conta 705.753, per dire).

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Ma poi ci sono altri modi per "misurare" un po' cencellianamente l'accaduto: per esempio, guardando al rapporto tra "caselle" nei vari dicasteri e numero di regioni italiane.
E qui la Calabria non conta 1/20 ma dimostra appunto di contare 1/63 dal punto di vista del peso politico. C'entrerà forse il peso specifico tributato, a Roma – e nel resto del Paese – alla nostra classe dirigente complessivamente considerata?

E questo, pure a voler sorvolare sulla circostanza che per il Miur sia stato inopinatamente cassato il nome di Nicola Morra, pentastellato alla guida della Commissione parlamentare Antimafia. E anche a voler ignorare beatamente il fatto che il Partito democratico, almeno da queste parti..., ha sempre sostenuto l'esigenza di aprire un "caso nazionale" sul Mezzogiorno e sulla nostra regione in particolare (ricordate il "caso Calabria" all'attenzione del Parlamento nella scorsa legislatura?), per non parlare di Cinquestelle, che ha comunque un elettorato a fortissima trazione-Sud (e quindi l'incidenza effettiva dei "suoi" 400mila consensi made-in-Calabria andrebbe ricalcolata...).

Di certo, "consola" poco sapere che anche i ministri liguri o i sottosegretari sardi in realtà rappresentano, o almeno dovrebbero rappresentare, l'intero Paese; anche a voler tacere dell'importanza che programmaticamente già il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ha giurato di voler tributare ai territori di un Meridione martoriato.
Come dire: da qualsiasi punto la si guardi, forse non è stato un successo.